Relazione a cura dell'avv. Francesco Ricciardi
Una volta individuati i problemi che riguardano il nostro ruolo, s'impone una discussione sul Che fare? Che rappresenta poi lo scopo della nascita dell'Associazione.
E' chiaro che nell'ambito della nostra professione noi rappresentiamo l'anello più debole della categoria. Ma è anche vero che, specie in una società democratica, la debolezza e la forza si realizzano nel numero, nella capacità organizzativa e di mobilitazione. In particolare, sulla questione del numero, vorrei far rilevare che, spesso, è una minoranza ben organizzata che riesce a condizionare le cose; ed ora possiamo essere anche noi una minoranza unita ed organizzata.
A molti di noi è chiaro come la principale svalutazione della nostra categoria provenga prima di tutto dall'interno stesso dell'avvocatura. Penso alla recente riforma del turno 97 4° comma, di cui si è parlato, specie in riferimento all'allungamento dell'orario del turno, a come taluni colleghi pretendano che noi dobbiamo avvisarli anche quando li sostituiamo in udienza per un mero rinvio, e così via.
Sembra quasi che ci si voglia punire per essere iscritti nelle liste dei difensori d'ufficio; eppure, sappiamo che se non esistessero tali liste, anche i colleghi particolarmente benestanti avrebbero dovuto fare i turni. Noi li salviamo da questo; dovrebbero tenerci sul palmo della mano...!
Riguardo ai magistrati, io ritengo che questi, nel cercare un difensore d'ufficio, debbano chiamare sempre il difensore di turno invece che limitarsi a chiamare un avvocato iscritto presente in aula. Siamo convinti che chiamare l'avvocato che, di turno, viene in tribunale ed attende delle ore da qualche parte dei suoi edifici, è una questione di rispetto nei confronti di questo ed, indirettamente, dell'intera nostra categoria.
Inoltre, talvolta appaiono incongruenti certe liquidazioni di onorario; a volte lo sono anche certe difficoltà che frappongono per il riconoscimento dell'irreperibilità di fatto di un'assistito oltre che per l'ammissione al beneficio del patrocinio a spese dello Stato.
In merito a tale ultima questione, pensiamo che dovremmo considerare la possibilità di poter far divenire tutte le modalità di liquidazione onorari simili a quelle del tribunale per i minorenni ed, inoltre, che si superi la inopportuna prassi di doverci recare periodicamente presso il modello 12 a fare i “passacarte”.
A livello governativo, poi, la vicinanza al nostro ruolo è pari all'impegno con cui i vari governi curano il fondo per le liquidazioni dei nostri onorari.
C'è di più, purtroppo. Si è recentemente scoperto che a dicembre, in sede di conversione di un decreto legge, il decreto 12 novembre 2010 n. 187 denominato Misure urgenti in materia di sicurezza, con la relativa legge di conversione si è introdotto l'art. 2 bis, che prevede che lo Stato si possa non rivalere nei confronti dei propri dipendenti condannati a risarcimento danni da reato. Ora la questione che ci interessa da vicino è che buona parte di questo fondo sarà finanziato dal fondo unico spese di giustizia, che è quello da cui lo Stato ci paga le liquidazioni. E vi anticipo che, solo per le condanne degli agenti per i noti fatti di Genova del 2001, si è stimato un risarcimento di circa 10 milioni di euro.
Ah, l'articolo si chiama “Fondo di solidarietà civile”, inserito nel capo denominato “Misure per gli impianti sportivi”....
E poi c'è l'idea diffusa tra la gente sulla figura dell'avvocato d'ufficio. A me è capitato che taluni mi abbiano chiesto se io fossi un avvocato di fiducia o d'ufficio.
Una di queste idee circolanti è quella secondo la quale il difensore d'ufficio non andrebbe pagato e purtroppo talvolta sono gli stessi agenti di p.s. a riferire questo al cliente.
Dobbiamo fare un lavoro, quindi, di tipo politico e culturale insieme. Innanzitutto dobbiamo imporci come necessari interlocutori di tutte quelle istanze in grado di incidere sul nostro ruolo.
- In primis, nei confronti del nostro Ordine. Riteniamo che ogni provvedimento che riguardi le difese d'ufficio debba essere preso previa nostra consultazione. Riteniamo che chi nell'Ordine abbia la delega per le difese d'ufficio sia un collega iscritto nelle relative liste e che svolga i propri turni in maniera continua e corretta. E poi chiediamo la revoca del provvedimento istitutivo del Call center il quale, come abbiamo visto, oltre che a funzionare male, spersonalizza il rapporto di chiamata nelle aule riducendo la nostra tutela. Poi possiamo anche discutere quale possa essere il metodo ideale di tale svolgimento.
- Quindi il rapporto nei confronti della magistratura. Occorre creare un canale di consultazione continuo con i magistrati ed, in particolare, con il presidente del tribunale per concordare volta per volta regole di comportamento che ci riguardano. Penso, appunto, al rispetto dei colleghi che sono di turno e che hanno il diritto all'osservanza delle priorità nelle nomine d'ufficio.
Ma occorre anche una discussione con loro riguardo a certi criteri di liquidazione onorari o certe sviste nei mancati riconoscimenti di irreperibilità di fatto o ammissioni al patrocinio a spese dello Stato.
- Dobbiamo anche giungere ad ottenere, e crediamo di poterlo fare, una interlocuzione con il Ministero della Giustizia in materia, in particolare, di tempi e fondi per le liquidazioni.
- Alcune realtà hanno iniziato ad interessarsi dei problemi della nostra categoria. Ad esempio, qualcuno, in ambito sindacale, ha iniziato ad osservare e studiare il dato della c.d. proletarizzazione di una larga schiera di liberi professionisti e del lavoro autonomo in generale.
Auspichiamo che gli studi e l'interesse nei confronti della nostra categoria vengano estesi e portati fin nelle necessarie istanze politiche, affinchè si predispongano iniziative legislative a nostro sostegno, oltre a far sì che non si varino riforme che ci ignorino e danneggino.
Ed anche in questo, la nostra associazione deve farsi portatore dei nostri interessi ponendosi come necessario punto di riferimento e confronto di tali soggetti, politici e non.
Per cui, c'è da svolgere un lavoro massiccio ed a tutto campo, innanzi a qualsiasi realtà sociale e politica, per la tutela dei nostri diritti ed interessi, del nostro ruolo, per la difesa da provvedimenti lesivi della nostra dignità e delle nostre condizioni di svolgimento della professione. Per questo, c'è bisogno dell'aiuto e della partecipazione di tutti.
Inoltre, pensiamo che occorra anche, cari colleghi, darci noi delle regole di condotta. Si, perchè spesso quando alcuni di noi non svolgono l'attività con lealtà e rigore, spesso creano disagi ad altri colleghi, oltre a far perdere di credibilità la nostra categoria.
Proponiamo, tra le altre cose, che quando il giudice, in aula, non rispetti la regola di chiamata dell'avvocato d'ufficio, nessuno di noi debba offrirsi in sostituzione del collega di turno ed, invece, attendere o anche chiedere, che il giudice osservi la regola. Tra l'altro, è anche bene che i magistrati stessi, come sta in parte già avvenendo, vivano e condividano il disagio del metodo del call center.
Crediamo anche che questo possa comportare delle legittime pretese verso altri colleghi. Ad esempio, ci capita di sostituire in udienza titolari della difesa nominati d'ufficio ma mai comparsi nel processo. In questi casi l'imputato si ritrova assistito da avvocati che cambiano ad ogni udienza con lesione del suo diritto di difesa. Qui vorremmo proporre che se un difensore d'ufficio non si presenti per due-tre udienze in un processo debba essere sostituito da un altro difensore.
Infatti, ci sono colleghi che sono iscritti nelle liste solo per poter volta per volta selezionare i casi più convenienti. E' evidente che questi colleghi non hanno tutta questa voglia o esigenza di svolgere tale ruolo, come invece ce le hanno molti di noi, per cui la loro presenza nelle liste può anche essere messa in discussione a vantaggio di chi, come noi, prende molto sul serio questa professione e la svolge con impegno.
Possiamo anche pensare ad una conferma espressa annuale della iscrizione nelle liste d'ufficio, onde evitare che colleghi rimangano iscritti per inerzia.
Per tali questioni, si può senz'altro chiedere la collaborazione sia dell'Ordine che del tribunale.
Così, si può chiedere la collaborazione di questi anche riguardo alla triste usanza, da parte di alcuni colleghi, generalmente nelle direttissime, di, letteralmente, “rubare”, i clienti ad altri che in quel momento non siano ancora arrivati in aula, spesso perchè momentaneamente in un'altra aula. Questa deplorevole condotta, che deve essere da noi stigmatizzata, va combattuta e qui si deve chiedere ai responsabili della polizia penitenziaria e delle altre forze dell'ordine di essere rigidi nel non far colloquiare gli arrestati con persone diverse da familiari e difensori nominati.
Infine, pensiamo che un'associazione come la nostra debba anche avere un ruolo di assistenza, consultazione e sostegno dei colleghi iscritti nelle liste.
A tal riguardo, abbiamo pensato ad un giorno in cui qualcuno di noi, a turno, si ponga a disposizione dei colleghi per consultazioni ed informazioni ma anche per ascoltare e raccogliere lamentele, proposte, segnalazioni.
Un'attività, quella dell'Associazione che deve essere in grado di monitorare i meccanismi di svolgimento dei nostri turni e le problematiche relative.
Il tutto, per riconsegnare alla figura del difensore d'ufficio quel ruolo, funzione e dignità che gli spetta e che gli deriva dall'essere un'essenziale fulcro a tutela dei diritti umani, così come riconosciuto dalla Costituzione repubblicana e dalle Convenzioni internazionali dei diritti dell'uomo.
Difatti, della figura del difensore d'ufficio parla esplicitamente l'art. 14 del Patto dei diritti civili e politici del 1966, e le altre convenzioni internazionali, dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del '48 al Convenzione europea dei diritti umani del '50, come nella nostra Costituzione, quando ci si riferisce diritto di “tutti” alla difesa in giudizio, nel termine “tutti” vi è quantomeno implicitamente il riferimento alla difesa d'ufficio.
Per cui, dobbiamo pensare che laddove, non ci venga riconosciuto da altri la pienezza del nostro ruolo e delle nostre prerogative, queste dobbiamo e possiamo riconoscercele e farcele riconoscere da noi. E lo possiamo fare attraverso una organizzazione ed un lavoro, politico e culturale, che presupponga una compattezza tra di noi, ed una unità di intenti, nel libero e democratico confronto.
Noi siamo convinti che le nostre richieste siano ragionevoli, oltre che fondate.
Pensiamo, ad esempio, all'importanza del tempo impiegato in tribunale col turno 97 4° comma, quando invece i medici vengono senz'altro pagati nei loro turni di guardia medica. E dico questo perchè, seppur questi ultimi svolgano un'attività per conto dello Stato, anche il difensore d'ufficio fa la stessa cosa. Infatti è la legge che impone un tale servizio; servizio che riveste come sappiamo, una funzione di rilevanza costituzionale – e penso all'art. 24 della Costituzione – al fine di garantire a tutti la difesa in giudizio, che nella maggior parte dei casi riguarda, tra l'altro, i non abbienti.
Allora una prima riflessione conclusiva: possiamo noi legittimamente pensare di ottenere una qualche forma di retribuzione per il nostro turno? Noi diciamo di si. Ma qui, dopo che ci hanno prolungato il turno fino a pomeriggio inoltrato, non ci si riconosce neanche, che so..., un buono pasto....
Che poi, se avanzi simili richieste a chi di dovere, è capace che ti guardano dall'alto in basso, come dire: tu, avvocato fai queste richieste!
Che per noi potrebbe sembrare un motivo d'imbarazzo, ma provino però a negare i buoni pasti a dirigenti e funzionari!
Ora, ho preso questo caso come un elemento paradigmatico volto ad evidenziare la nostra condizione morale e politica.
Però, paradossalmente, quando taluni altri colleghi difendono o estendono loro privilegi, allora quello viene fatto con naturalezza.
Ma con quale coerenza, ma anche convenienza, noi dobbiamo difendere i diritti degli altri ed invece per i nostri dovremmo solo aspettare che qualcuno finalmente dall'alto ce li possa riconoscere? Come per dire che se dei diritti li chiediamo invece per noi, sembra male...!
Allora, proponiamo delle iniziative con le quali partire subito! Si è detto di alcune proposte. In particolare, la collega Francesca Palermo parlava delle 750 firme contro il sistema del call center.
Abbiamo pensato di fissare al più presto un incontro con la presidenza dell'Ordine degli Avvocati per consegnare formalmente queste firme e contestualmente avanzare le proposte di nostro interesse così come emergeranno da questo incontro.
Naturalmente, vogliamo riservarci, sei siamo d'accordo, in caso di mancato riscontro a tali richieste, di intraprendere altre iniziative specie di quelle che possano coinvolgere in massa tutti noi, ed in ogni sede, affinché le nostre istanze possano essere presto accolte.
Riteniamo che queste siano giuste, legittime ed in sintonia con il più ampio interesse della giustizia, primo del quale è quello degli assistiti, i quali hanno il diritto di essere difesi da legali motivati i quali non debbano essere oberati da pressanti adempimenti e fatiche per l'adempimento del loro incarico.
Allora concludo dicendo che noi abbiamo la legittimità, la forza e la possibilità per avanzare tali rivendicazioni; questo è il momento in cui cogliere l'occasione per parlarne, confrontandoci liberamente. A tal fine il nostro invito è quello di unirci, nella consapevolezza di essere senz'altro dalla parte del diritto.